L’11 maggio 2016 è una data storica per le coppie omosessuali: a partire da questa data, infatti, anche in Italia sarà possibile per queste coppie ottenere dal punto di vista burocratico e legale l’ufficializzazione della loro unione davanti al sindaco ed a due testimoni. Esattamente come avviene per le coppie eterosessuali (e come avveniva da tempo per gli omosessuali in molti altri paesi esteri) anche gli italiani omosessuali possono oggi unirsi in matrimonio (civile) davanti al sindaco o ad un ufficiale di stato civile, e due testimoni.
Per la legge, uno dei due potrà dare il cognome all’altro, esattamente come avviene per le coppie eterosessuali. La differenza, però, è che questa unione è possibile e legittimata solo dopo diverse lotte delle coppie omosessuali che hanno manifestato e per anni lottato per i loro diritti anche in Italia.
Ma cosa cambia dal punto di vista pensionistico? Su unioni civili e pensioni si è espresso L’Inps, Istituto Nazionale di Previdenza Sociale che ha dichiarato che le unioni civili non avranno alcun impatto sui costi delle pensioni, o comunque non un impatto così negativo come si sarebbe potuto immaginare.
A dichiararlo è stato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che ha anche ammesso che “C’è sicuramente un aggravio di costi per il sistema, ma non dell’entità che è stata spesso paventata. Abbiamo fornito alcuni elementi di valutazione alla commissione parlamentare e i costi non si sono rivelati così elevati e sono sostenibili“. Un impatto, quindi, del tutto sostenibile.