Necessità di rivolgersi sempre più spesso al privato a causa di malfunzionamenti della sanità pubblica e liste d’attesa interminabili, prevenzione, paura degli imprevisti: le motivazioni per cui si comincia a valutare l’ipotesi di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria possono essere tra i più disparati ma spesso vantaggi e svantaggi procedono di pari passo. In caso di infortuni gravi, va da sé, che con una polizza tempi e modalità di liquidazione degli indennizzi sono sicuramente più snelli ma in molti altri casi la spesa finisce per non valere l’impresa.
Del resto, non tutti i servizi della sanità pubblica sono scadenti come si vuol far credere, in molti presidi, al prezzo di un ticket, si ottengono in cambio cure ed esami eccellenti; per tutti quei settori in cui, invece, il sistema nazionale è carente, le assicurazioni coprono ben poco. E’ il caso dei problemi dentali, delle visite specialistiche e dei check up preventivi. Le polizze, salvo quelle di determinate categorie professionali, coprono soltanto gli esami e le visite dovute a malattia o infortunio e, nella maggior parte dei casi, non quelle preventive, se non diversamente specificato, senza considerare affatto quelle situazioni non coperte o coperte male dal servizio pubblico.
Tutto un capitolo a sé riguarda inoltre i limiti di età: in molti casi, in sostanza, si rischia di non essere coperti dall’assicurazione pagata fior fior di quattrini proprio quando serve di più. Solo pochi contratti prevedono la formula a vita intera, cioè fino alla morte dell’assicurato. Le più diffuse, come UnipolSai, Unisalute, Sara e Allianz, prevedono invece una clausola di aggravamento del rischio. In pratica, l’assicurato deve comunicare immediatamente alla compagnia qualsiasi elemento che faccia variare il suo rischio malattia, e l’assicurazione avrà la possibilità di recedere entro un mese. Sono inoltre previste precise categorie di persone che non sono assicurabili: tossicodipendenti, malati di Hiv, alcolisti e, solo per Zurich e Alleanza, anche chi è insulinodipendente: se un cliente lo diventa durante il contratto l’assicurazione recederà restituendogli il premio al netto delle imposte.
Il vantaggio, d’altro canto, è che gran parte dei contratti coprono spese di ricovero, degenza, cure, fisioterapia e riabilitazione; ma anche acquisti di medicinali durante il ricovero e accertamenti diagnostici legati a una malattia o a un infortunio, successivo alla stipula del contratto. Certo, bisogna fare molta attenzione quando si compila il questionario sanitario, operazione che va fatta solo dopo aver parlato con il proprio medico e aver dichiarato tutta la verità riguardo ultimi accertamenti, malattie diagnosticate e curate, eventuali infortuni e ricoveri. Le malattie presenti prima del contratto non sono tutelate e le dichiarazioni inesatte o le reticenze, anche incolpevoli, possono comportare la perdita totale o parziale del diritto all’indennizzo.
Come detto, moltissime le spese quotidiane che non sono coperte come le cure dentarie (fatta eccezione per qualche contratto che prevede l’ablazione del tartaro), gli interventi estetici, le cure dietologiche, le correzioni di difetti fisici e gli infortuni derivanti da abuso di alcol, stupefacenti, allucinogeni e psicofarmaci. Insomma, molto spesso le spese sostenute dalla compagnia assicurativa sono di gran lunga inferiori al costo della polizza tanto che la spesa non vale l’impresa. Tuttavia, c’è sempre il fattore imprevisto ed essere previdenti, soprattutto se si svolge un tipo di lavoro rischioso, può essere vantaggioso.