L’Egitto non è, purtroppo un Paese democratico, come non può esserlo nessun Paese islamico, perché la democrazia è al di fuori del concetto dell’Islam, addirittura ritenuta nemica dell’Islam. Il governo egiziano attuale, risultato di difficili mediazioni e in ogni caso frutto di giochi di potere, non rispetta le minoranze, come qualunque regime non democratico, questo è coerente con la loro mentalità, quindi l’opposizione deve essere schiacciata, messa in condizione di non nuocere.
Il Giovane Giulio Regeni si occupava di studiare le situazioni sociali dei Paesi, e in Egitto, si può supporre, non ha fatto diversamente. Le sue simpatie per i sindacati, per le minoranze oppresse, possono averlo messo nei guai. Sembra ormai chiarissimo che il suo omicidio non ha avuto origine da aggressioni di normali malintenzionati.
Le torture che ha subito, secondo gli inquirenti italiani, sono state perpetrate da persone esperte in ciò che hanno fatto, veri professionisti della tortura, e questo conferma i sospetti che aleggiano sulla vicenda: Giulio Regeni è stato rapito e torturato perché sospettato di essere un sostenitore straniero delle opposizioni? Credevano fosse coinvolto in spionaggio e manovre potenzialmente eversive per il governo? Pur senza prove, le strade portano in questa direzione.