Decurtazioni delle pensioni e nuove imposte sugli stipendi: sono solo alcune delle nuove riforme per evitare il collasso economico in Grecia proposte dal Parlamento che, nella notte tra domenica e lunedì, ha proposto le sue riforme sebbene vi siano diverse ribellioni da parte dei cittadini che si oppongono a queste misure.
L’austerity greca prosegue senza indugi: a dichiarare la necessità della Grecia di mettere in atto nuove misure, è in particolare Alexis Tspiras, primo ministro che sostiene la necessità di portare avanti una riforma di ampia portata per ripristinare il sistema pensionistico. Si tratta, quindi, di una scelta obbligata perché in nessun altro modo sarò possibile ricevere sostegno e sussidi economici da parte di creditori dei paesi esteri.
153 i membri della coalizione che hanno votato sì per il pacchetto di riforme che comprendono, tra le altre, anche le decurtazioni delle pensioni: si parla di pensioni minime di 384 mensili – con 20 anni di contributi – e aumento dei contributi al 20% – contro il 13,6% precedente – per gli imprenditori, e 6,7% per i dipendenti.
Scelte importanti, che si configurano come misure economiche necessarie per rimettere in piedi il sistema economico, lavorativo e pensionistico della Grecia, che da anni vive una situazione di crisi estrema. Chiara e decisa, invece, l’opposizione, secondo la quale è impensabile rimettere in piedi la Grecia proseguendo la politica di austerità: mentre in Parlamento si decideva, non sono mancate le dimostrazioni di opposizione e dei ribelli che ritengono che questo sistema sia una mortificazione per il cittadino.