Decurtazioni delle pensioni e nuove imposte sugli stipendi: sono solo alcune delle nuove riforme per evitare il collasso economico in Grecia proposte dal Parlamento che, nella notte tra domenica e lunedì, ha proposto le sue riforme sebbene vi siano diverse ribellioni da parte dei cittadini che si oppongono a queste misure.
153 i membri della coalizione che hanno votato sì per il pacchetto di riforme che comprendono, tra le altre, anche le decurtazioni delle pensioni: si parla di pensioni minime di 384 mensili – con 20 anni di contributi – e aumento dei contributi al 20% – contro il 13,6% precedente – per gli imprenditori, e 6,7% per i dipendenti.
Scelte importanti, che si configurano come misure economiche necessarie per rimettere in piedi il sistema economico, lavorativo e pensionistico della Grecia, che da anni vive una situazione di crisi estrema. Chiara e decisa, invece, l’opposizione, secondo la quale è impensabile rimettere in piedi la Grecia proseguendo la politica di austerità: mentre in Parlamento si decideva, non sono mancate le dimostrazioni di opposizione e dei ribelli che ritengono che questo sistema sia una mortificazione per il cittadino.