Truffa fiscale: per pagare meno tasse, locali per scambisti fingevano di essere associazioni culturali e beneficiavano del regime agevolato
Il tempo del Carnevale è ancora lontano, ma ciò che è accaduto a Ladispoli in questi giorni potrebbe rappresentare un triste anticipo del periodo dell’anno più ludico per eccellenza. Con la differenza che, questo, non è certamente uno scherzo: nei giorni scorsi, infatti, la Guardia di Finanza di Roma è riuscita a smascherare alcuni gruppi imprenditoriali, scoprendo che alcune finte associazioni culturali operavano sul territorio, senza tuttavia fare della “cultura” la loro motivazione reale.
Si mascheravano da associazioni per pagare meno tasse, ma in realtà erano delle strutture di divertimento a luci rosse, gruppi e locali per scambisti, che operavano da tempo in un settore commerciale molto proficuo e produttivo, ottenendo tuttavia le agevolazioni di un settore che, al contrario, non lo è quasi per nulla. Il terzo settore, così chiamato, che garantisce a chi gestisce un’associazione culturale la presenza di un minor introito di tasse e quindi migliori prestazioni ed agevolazioni: in questo modo, il titolare di questi locali a luci rosse poteva beneficiare dei regimi fiscali per le associazioni culturali evadendo l’Iva.
Una truffa fiscale a tutti gli effetti, che è emersa dalle ricerche e indagini dei carabinieri di Ladispoli, in collaborazione con Inps e Agenzia delle Entrate. Ma non solo: oltre all’evasione fiscale, in questi locali si operava anche nel più assoluto menefreghismo dei dipendenti, che lavoravano in nero ed in pessime condizioni sociali.